Ragionamenti istintivi

Fra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, grazie al lavoro rivoluzionario di Sigmund Freud (ricordiamo che “L’interpretazione dei sogni” è del 1899) gli studiosi della mente hanno iniziato ad accettare l’idea che il funzionamento del cervello potesse avere degli aspetti che fossero indipendenti dalla volontà di cui la mente cosciente fosse addirittura all’oscuro. Oggi ci riferiamo a questi processi utilizzando genericamente la parola inconscio.
Pochi però si sarebbero aspettati che anche la mente cosciente potesse avere delle modalità di funzionamento di cui essa stessa fosse inconsapevole.

[cml_media_alt id='2408']kahneman_100[/cml_media_alt][cml_media_alt id='2409']tversky_100[/cml_media_alt]Quelli rappresentati in queste fotografie sono i già citati Daniel Kahneman, a sinistra, e Amos Tversky, a destra, e i loro lavori, datati agli inizi degli anni ’70, si possono considerare il fondamento delle moderne scienze cognitive.
In un loro articolo del 1973 Tversky e Kahneman sostengono che la mente umana, dovendo affrontare il difficile compito di stimare frequenze e probabilità, applica delle euristiche semplificative per rendere il problema più maneggevole.
La prima euristica che viene analizzata è la disponibilità (availability).
Ai soggeti dello studio vennero fatte domande del tipo: “In inglese vi sono più parole che iniziano con la lettera K o parole che hanno la K in terza posizione?”
La maggioranza rispose in favore della prima opzione quando in realtà la risposta corretta è la seconda. Il motivo di questo errore generalizzato è da ricercarsi nel fatto che è molto più facile (per i parlanti di lingua inglese ovviamente) individuare nella propria memoria degli esempi di parole appartenenti al primo gruppo piuttosto che al secondo.
In un altro esempio dello stesso studio, ai partecipanti venne chiesto di stimare, in soli 5 secondi, il risultato del prodotto dei primi 8 numeri naturali, cioè 8!. Il quesito fu posto a due gruppi distinti dei quali, al primo, la sequenza fu presentata in ordine discendente, 8x7x6x5x4x3x2x1, e al secondo in ordine ascendente, 1x2x3x4x5x6x7x8.
Il risultato di questo calcolo è 40320 e ovviamente dovrebbe essere uguale in entrambi i casi. Il primo gruppo stimò un valore per il risultato di 2250 (mediana dei risultati) e il secondo di 512. Entrambi ben lontani dal risultato corretto. Il fattoriale è un’operazione matematica caratterizzata dal fatto che porta a numeri molto grandi in pochi passaggi. I partecipanti allo studio però. non avendo la possibilità di effettuare il calcolo completo, avevano verosimilmente effettuato il calcolo sui primi numeri della sequenza (8×7=56 -> 56*7=336 ecc. nel primo caso e 2×3=6 -> 6*4=24 ecc. nel secondo caso) e utilizzato questo dato come modello per il risultato finale, rimanendovi però erroneamente ancorati.
Tversky e Kahneman elaborarono diversi esperimenti che misero in luce i vari meccanismi in cui la mente applica delle euristiche per risolvere problemi legati alla stima di statistiche e probabilità e sarebbe troppo lungo darne un elenco esaustivo in questa sede. Chiudiamo quindi con un ultimo esempio illustrato in un loro articolo del 1974.
Ai partecipanti ad un esperimento erano stati forniti dei profili molto sintetici di ipotetici professionisti come quelli di seguito riportati.

Ad Antonio piace lavorare in modo preciso e ordinato, al liceo aveva dei buoni voti in matematica e riusciva con facilità nel disegno e nel calcolo. E’ un uomo di 30 anni sposato ma senza figli e ha un promettente futuro nel suo campo.

Bruno è un gran comunicatore e sa come ottenere l’attenzione e il consenso dei propri ascoltatori. Al liceo andava bene nelle materie classiche e in storia. E’ molto apprezzato dai propri colleghi.

I partecipanti erano stati divisi in due gruppi ed era stato detto che i profili appartenevano ad un mix di avvocati e ingegneri con proporzioni di 0.7 e 0.3 per un gruppo e 0.3 e 0.7 per l’altro gruppo. I partecipanti dovevano dividere i profili a seconda che fossero rappresentativi di un ingegnere o un avvocato.
Si noti che i profili non contenevano alcun dato oggettivo che potesse associarlo con certezza alla professione di avvocato o ingegnere, ma erano realizzati in modo da rispecchiare lo stereotipo che ciascuno tendenzialmente ha delle due categorie.
Alla fine l’esperimento mostrò che i partecipanti avevano suddiviso i profili esclusivamente basandosi sul modello mentale di “avvocato” o “ingegnere” ignorando completamente le frequenze di base che pure erano state comunicate loro come dato iniziale.