Rischio-Pericolo

L’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità.
(Winston Churchill)

La percezione del pericolo è qualcosa che istintivamente hanno pressoché tutti gli animali e, in forma un po’ più “automatizzata”, anche gli esseri viventi più semplici. In fondo, se così non fosse, non avrebbero potuto percorrere la lunga storia evolutiva che li ha portati fino ai giorni nostri.
Gli esseri umani, con la loro capacità di modellizzare l’ambiente e le circostanze, sono in grado di prevedere le conseguenze delle proprie e altrui azioni e quindi possono portare la loro percezione del pericolo avanti nel futuro, simulando nella propria mente situazioni potenzialmente dannose e agendo in modo da prevenirle ed evitarle.

Nonostante l’importanza capitale che può avere una corretta stima del pericolo in una data situazione, essa rimane comunque una valutazione estremamente soggettiva. Una persona giovane, infatti, può essere facilmente portata a sovrastimare la propria capacità, in termini di riflessi e forza fisica, di far fronte ad una situazione di pericolo. Una persona più avanti negli anni può sottostimare una situazione di pericolo, a causa della grande familiarità che può aver sviluppato, avendo fatto esperienze ripetute di una data situazione pericolosa. Una situazione tipica dei tempi moderni è la tendenza a considerare estremamente rischiosa una eventualità che statisticamente è molto difficile che accada solo perché i mass media la rappresentano ripetutamente, generando quella illusione cognitiva nota come Illusione della Verità.

Per esempio, nell’immagine qui a fianco è rappresentato l’animale che nessuno di noi vorrebbe incontrare durante una piacevole gita al mare: uno squalo! L’evenienza di un avvistamento verrebbe sicuramente accolto da titoli e servizi su scala nazionale. E’ però legittimo temere per la propria incolumità quando ci si concede una sana nuotata nelle nostre acque? Le statistiche dicono che nei primi dieci anni del 2000 le interazioni fra uomo e squalo ammontano a circa una sessantina di casi in tutto il mondo. Nel 2008 solo 4 dei 59 casi documentati è risultato mortale. Da allora il numero di squali nel mondo è andato calando in maniera costante a causa direttamente o indirettamente dell’interazione dell’uomo con l’ecosistema marino.
Quindi, nonostante l’estrema pericolosità di questo temibile predatore, la probabilità di effettuare un incontro, specialmente nelle acque costiere italiane, è prossima allo zero.

In Italia, dal momento che la pericolosità di alcune situazioni che possono verificarsi sul luogo di lavoro interessano l’incolumità dei lavoratori, esiste il decreto legislativo 81/2008 che, fra le altre cose, fornisce una definizione chiara e precisa di cosa si debba intendere, di fronte alla legge, per danno, rischio e pericolo riprendendo quanto già codificato dalla norma UNI 11230:2007:

  • «pericolo»: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni;
  • «rischio»: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione.

Una volta chiarita la definizione dei due concetti di rischio e pericolo, le norme forniscono metodi e assiomi per calcolarne l’entità e la gravità al fine di dare dei criteri numerici su cui basarsi per decidere quali situazioni richiedano effettivamente che le aziende prendano delle contromisure per evitare danni alle cose e alle persone.
Nasce così la cosiddetta Chindinica (dal greco κίνδυνος / kíndunos, pericolo) che è la disciplina che raggruppa le scienze che studiano il rischio.
L’argomento è quindi piuttosto esteso da approfondire in questa sede, ma vediamo solo a grandi linee come si imposta la procedura di analisi del rischio.
Nel processo di analisi è necessario dapprima evidenziare i pericoli, connessi con le attività lavorative e all’uso delle macchine. In seguito è necessario assegnare ad ogni pericolo un livello di rischio che, come suggerito per esempio dalla norma BS 8800:2004 può essere:

  • MI – Molto Improbabile: se durante la vita lavorativa di una persona ha probabilità di accadere inferiore all’1%
  • I – Improbabile: se tipicamente l’evento accade una volta durante la vita lavorativa di una persone
  • P – Probabile: se tipicamente l’evento accade ad una persona una volta ogni 5 anni
  • MP – Molto Probabile: se tipicamente l’evento accade ad una persona almeno una volta ogni 6 mesi

Alla stima del rischio si affianca la stima del danno:

DL Danno lieve Salute Fastidio, irritazione (es. mal di testa), temporanea malattia comportante disagio
Sicurezza Ferite superficiali, piccoli tagli e abrasioni, irritazioni agli occhi causate dalla polvere
DM Danno moderato Salute Perdita parziale dell’udito, dermatiti, asma, disturbi agli arti superiori, malattie comportanti inabilità minori permanenti
Sicurezza Lacerazioni, ustioni, traumi, distorsioni, piccole fratture
DG Danno grave Salute Grave malattia mortale, grave inabilità permanente
Sicurezza Lesioni mortali, amputazioni, lesioni multiple, gravi fratture

Infine, combinando le informazioni raccolte si perviene alla misura del rischio (secondo norma BS 18004:2008)

DANNO
Danno Lieve Danno Moderato Danno Grave
PROBABILITA’
Molto Improbabile Rischio Molto Basso Rischio Molto Basso Rischio Alto
Improbabile Rischio Molto Basso Rischio medio Rischio Molto Alto
Probabile Rischio Basso Rischio Alto Rischio Molto Alto
Molto Probabile Rischio Basso Rischio Molto Alto Rischio Molto Alto

Come si può vedere la matrice di misura del rischio non è simmetrica in quanto deve enfatizzare i rischi comportanti danni elevati.