[cml_media_alt id='2607']large-350[/cml_media_alt]La bussola è un oggetto affascinante, che accompagna l’umanità da centinaia di anni e ancora oggi, nonostante i natanti abbiano a disposizione mezzi molto più sofisticati per orientarsi, una bussola a bordo è sempre presente per far fronte a eventuali situazioni di emergenza e malfunzionamento delle apparecchiature.
Il perfezionamento di questo strumento in una forma abbastanza simile a quella che oggi conosciamo è tradizionalmente attribuita ad un ipotetico inventore e navigatore amalfitano di nome Flavio Gioia, vissuto a cavallo fra il 1200 e il 1300, periodo in cui inizia la diffusione della bussola nel Mediterraneo. Nonostante sia verosimile sia il periodo storico che il fatto che i pionieri nell’utilizzo della bussola siano stati effettivamente gli abitanti della città marinara, l’esistenza di tale personaggio è stata recentemente smentita. Secondo la storica Chiara Frugoni, “Flavio Gioia” (di cui vediamo nella foto la statua nella piazza omonima) è frutto di un equivoco: ad attribuire l’invenzione della bussola magnetica agli amalfitani era stato per primo l’umanista Flavio Biondo da Forlì (1392 – 1463). Nel 1511, il filologo bolognese Giambattista Pio, riprese la notizia scrivendo: “Ad Amalfi fu inventato l’uso della calamita, Flavio lo dice”, in latino: “a Flavio traditur”. [cml_media_alt id='2612']flavio-gioia-200[/cml_media_alt]L’equivoco nacque in seguito, secondo Chiara Frugoni, dovuto ad un’errata trascrizione, praticamente uno spostamento della virgola, a causa del quale il testo latino trasformò il Flavio fonte della notizia nel Flavio presunto inventore: “Ad Amalfi fu inventato l’uso della calamita da Flavio, si dice”, in latino “a Flavio, traditur”.
La proprietà di orientarsi verso il Nord di alcuni minerali, se lasciati liberi di muoversi, era però già nota da tempo ai cinesi fin dal IV secolo a.C. e in un testo del 1044 si trova il primo accenno del suo utilizzo come strumento per orientarsi, trattandosi in questo caso di un “pesce” magnetizzato in grado di orientarsi galleggiando in una bacinella. C’è da dire che in Cina la necessità di usare la bussola come ausilio alla navigazione, che rappresentava una voce secondaria rispetto al commercio per via fluviale o terrestre, è arrivata sicuramente dopo l’impiego più esoterico nell’ambito del Feng Shui, per individuare l’orientamento più favorevole delle strutture architettoniche.
[cml_media_alt id='2614']Cina-200[/cml_media_alt] Nella figura a fianco vediamo un esempio di bussola “asciutta”. Curiosamente le bussole cinesi di questo periodo erano costruite per orientarsi verso il polo Sud.
A metà del 1500 la bussola si arricchisce con un sistema si sospensione oscillante inventato dal pavese Girolamo Cardano, per permettere al piano di rotazione dell’ago di orientarsi liberamente, il tutto installato in un contenitore denominato “bossolo” da cui deriverà il nome odierno.
Ovviamente l’uso pratico della bussola anticipa di gran lunga la comprensione del suo funzionamento fisico.
Infatti per tutto il medioevo e oltre, era convinzione diffusa che l’ago si orientasse attratto dalla stella polare, come testimoniano questi versi di Dante tratti dal canto XII del Paradiso:

del cor de l’una de le luci nove
si mosse voce, che l’ago a la stella
parer mi fece in volgermi al suo dove;

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dall’interno di una delle nuove luci provenne una voce,
che mi indusse a volgermi verso di essa
come l’ago della bussola verso la Stella Polare;

Bisognerà attendere la fine del 1500 perché si faccia strada l’idea che la bussola interagisca con un campo magnetico di origine terrestre.