La vicenda e i protagonisti
Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, la probabilità che un evento si verifichi dipende dalle informazioni in nostro possesso e può variare anche di molto in funzione di come tali informazioni sono interpretate.
Con questa premessa torniamo al caso in apertura.
La protagonista di questa storia è un avvocato inglese di nome Sally Clark la quale, accusata di duplice infanticidio ai danni dei propri figli, neonati di 11 e 8 settimane, salì agli onori delle cronache dapprima quando nel 1999 fu condannata per l’uccisione dei propri bambini e successivamente, nel 2003, per essere stata assolta e vittima di un clamoroso errore giudiziario!
La Clark, dopo aver sofferto la perdita di ben due figli, riuscì a vedere riconosciuta la propria innocenza solo dopo aver scontato 3 anni di prigione, tre processi e la perdita dell’affidamento del terzo figlio. A coronamento di una vicenda già sufficientemente tragica, Sally Clark perse la vita nel 2007 per intossicazione da alcool da cui era divenuta dipendente a causa dei traumi subiti.
Il calvario della Clark inizia nel dicembre 1996 quando trovò morto il figlio Christopher a causa di quelli che furono allora identificati come problemi respiratori.
Quando però fu trovato morto, a gennaio del 1998, anche il figlio Harry il caso attirò l’attenzione della giustizia e la Clark fu arrestata, nel febbraio dello stesso anno. A ottobre del 1999 iniziò il processo alla corte di Chester dove entra in gioco un altro importante personaggio in questa vicenda, Sir Roy Meadow.
Sir Roy Meadow è un pediatra che deve la sua fortuna ad alcune pubblicazioni accademiche riguardanti le molestie infantili. In un articolo del 1977 egli descrisse la cosiddetta Sindrome di Münchhausen per procura in cui un genitore o un tutore arreca danni fisici ai figli o comunque alle persone che hanno in affidamento, per attirare l’attenzione su di sé.
Nel suo libro “ABC of child abuse” arrivò a formulare un principio che divenne famoso come la legge di Meadow: “Una morte improvvisa di un bambino è una tragedia, due è sospetta, tre è omicidio fino a prova contraria“.
La fama di Meadow collegata ai casi di molestia infantile fece sì che egli venisse invitato spesso come esperto in processi analoghi a quello in oggetto anche quando sarebbe stato più corretto avvalersi della perizia di un patologo legale anziché di un pediatra.
Nel caso di Sally Clark l’argomentazione che egli portò in favore dell’accusa fu di tipo statistico.
Partendo da ricerche statistiche di settore egli basò il suo ragionamento sul fatto che la probabilità che si verifichi la cosiddetta Sindrome della morte improvvisa del lattante (in inglese SIDS, Sudden Infant Death Syndrome) è di solo un caso su 8500.
Dal momento che il caso in esame presentava due eventi, la probabilità che si trattasse di due morti improvvise era di (1/8500) * (1/8500), cioè uno su circa 73 milioni! Una probabilità così bassa autorizzava, a suo dire, a considerarla pressoché impossibile e quindi la Clark doveva aver ucciso intenzionalmente i propri bambini.
Il tribunale si lasciò convincere da tale argomentazione e la Clark fu condannata all’ergastolo nel novembre 1999 e a nulla valse il suo ricorso in appello dell’ottobre dell’anno successivo.
Si dà il caso che il ragionamento di Meadow fosse fallace sotto diversi punti di vista, come la stessa Royal Statistical Society evidenziò in una nota dell’ottobre del 2001. L’argomentazione ha diversi punti deboli che possono essere ricondotti l’uno all’altro. Qui cerchiamo di elencarli facendo riferimento a fallacie logiche note, di cui si possono trovare spunti di approfondimento in letteratura.
- Probabilità condizionata. Il primo, e forse più grosso, errore fu quello di calcolare la probabilità che si verifichino due morti nella stessa famiglia facendo il semplice prodotto della probabilità singola. Questo è lecito solo ed esclusivamente nel caso in cui gli eventi che si stanno considerando siano completamente indipendenti l’uno dall’altro. E’ evidente che le morti di due fratelli, che non solo hanno in comune parte del patrimonio genetico, ma anche le figure parentali e l’ambiente domestico, sono tutto fuorché indipendenti. La considerazione corretta da fare è che la probabilità che si verifichino due morti nella stessa famiglia è data dalla probabilità che si verifichi una morte moltiplicato per la probabilità che se ne verifichi una seconda quando se ne sia verificata già una prima.
In formule P(A ∩ B) = P(A) * P(A|B).
Dalle statistiche si evince che nelle famiglie in cui ci sia stata una morte, è molto più probabile che se ne verifichi anche una seconda con una probabilità di 1/100. La probabilità finale sarà quindi (1/100)*(1/8500)=1/850.000. Ben diverso da 1 su 73 milioni! Il fatto di ignorare questa probabilità di base (o a priori) di 1/100 si ricollega al secondo punto. - Fallacia dell’accusatore (o del pubblico ministero). E’ il nome che viene dato alla “Disattenzione per le frequenze di base” quando questa fallacia logica viene calata in ambito giuridico. Essa consiste, brevemente, nel considerare come prova a favore dell’accusa un fatto che si riveli vero nel caso dell’accusato, anche se la probabilità di base che il fatto sia vero per chiunque è generalmente alta. Nel caso in esame la fallacia consiste nell’ignorare la dimensione della popolazione da cui la statistica di 1/8500 è tratta. Se si prende in considerazione anche questo dato si ritrova quanto calcolato più sopra per cui è molto più verosimile che l’imputata fosse vittima di una estrema sfortuna piuttosto che essere un’assassina. Questo tipo di interpretazione viene a volte indicata come argomento della rarità. Per semplificarlo ulteriormente possiamo porlo in questi termini: “nessuno ha mai vinto al superenalotto perché la probabilità di vincere è troppo bassa”. Cosa platealmente falsa visto che sappiamo bene che, benché rare, le vincite al superenalotto ci sono eccome.
- Fallacia dello scommettitore. E’ il caso tipico dello scommettitore che si convince che un evento casuale, come l’estrazione di un numero al lotto, si verifichi con maggiore probabilità quando il suo accadimento non sia verificato per un certo tempo. Il motivo per cui parliamo di fallacia dello scommettitore in questo caso si ricollega a quanto esposto nel paragrafo precedente. E’ errato confondere la storia degli eventi singoli nel mondo reale con il calcolo della probabilità che si basa su combinazioni possibili e statistiche.
- Fallacia ecologica. In questo caso l’errore consiste con il confondere le proprietà di un gruppo aggregato ai singoli individui di quel gruppo. Per fare un esempio, se consideriamo un quartiere in cui sappiamo che la maggior parte degli abitanti sono professionisti benestanti, è errato dire che una persona presa a caso sia benestante per il semplice fatto che abiti in quel quartiere.
A queste fallacie logiche ci sentiamo di aggiungere la più grave di tutte in cui sono partecipi non solo Meadow ma anche i giudici che hanno emesso la condanna: considerare come prova di colpevolezza un ragionamento teorico non suffragato da alcuna prova concreta!
Nel 2002 una commissione giudiziaria incaricata di individuare casi di mala giustizia riesaminò il caso e lo ha rimandò in appello essendo emersa una prova che all’epoca era stata taciuta dal patologo dell’accusa Alan Williams. Il figlio Harry al momento della morte aveva una infezione da stafilococco aureo che si era estesa fino al liquido cerebrospinale.
Nel 2003 la Clark fu finalmente rilasciata e nel 2005 Meadow fu radiato dall’ordine dei medici per questo e altri casi in cui la sua testimonianza aveva portato a delle condanne ingiuste.
L’epilogo della vicenda, purtroppo, non è un lieto fine. Come anticipato, la Clark morì nel 2007 per intossicazione da alcool mentre nel 2006 Meadow vinceva il ricorso contro l’associazione generale dei medici per essere reintegrato nell’ordine.
Non possiamo sapere se la Clark sarebbe stata scagionata se non fosse emersa la prova riguardante l’infezione, ma se vogliamo proprio vedere il bicchiere mezzo pieno, speriamo che la letteratura nata attorno a questa vicenda contribuisca a frenare un uso troppo disinvolto della statistica in ambienti dove non vi sia la competenza adatta per usarla nel modo corretto.
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