Se per noi esseri umani faticare ad arrivare a fine mese può essere un problema, per i nostri amici animali lo stesso problema può significare evitare di finire nello stomaco di un animale più grosso. La lotta per la sopravvivenza infatti è continua e senza esclusione di colpi.
Quando però si mischiano le esigenze di benessere e sopravvivenza degli esseri umani con quelle di animali e piante, il quadro che ne viene fuori è affascinante, ricco di sorprese ma anche di incertezze. In questo articolo vediamo alcuni esempi in cui gli esseri umani hanno, molto opportunisticamente, sfruttato a proprio vantaggio le armi che alcuni organismi hanno sviluppato per combattere gli uni contro gli altri.
L’arena su cui si svolge la lotta di cui stiamo parlando è ovviamente il terreno agricolo. I gladiatori in competizione in questo caso sono le varie specie di insetti che si contendono le risorse che le piante possono offrire loro dandogli cibo e riparo, ma che sarebbero destinate all’uso e al consumo degli agricoltori che le hanno piantate, irrigate, concimate.
Tipicamente gli esseri umani entrano nell’arena con la delicatezza di un elefante in un negozio di cristalli, in quanto non essendo in grado di dirigere i propri attacchi esclusivamente verso gli insetti con cui sono in competizione per conquistare i frutti delle proprie colture, finiscono per uccidere anche creature innocenti che si trovano nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Diserbanti e pesticidi, infatti, se salvaguardano la coltura su cui sono utilizzati, spesso hanno l’effetto collaterale di danneggiare la biodiversità dell’ambiente in cui sono utilizzati e creare a lungo andare un danno ecologico, oltre che porre un certo rischio per la salute degli utenti finali.
Per evitare di incorrere in questi danni collaterali, l’agricoltura sta cercando di sviluppare tecniche più sofisticate e specifiche, sia mediante l’utilizzo di sostanze chimiche molto più selettive, ma anche sfruttando a proprio vantaggio l’operato di altri esseri viventi che, incidentalmente, si sono evoluti proprio nella direzione che fa comodo ai nostri fini.
Saggezza antica
L’esempio più antico documentato di lotta biologica si può trovare in un trattato cinese denominato Nánfāng cǎomù zhuàng (
南方草木狀 Vegetazione delle regioni meridionali) risalente al 304 e.c. che parla di botanica e tecniche di coltivazione relative alla attuale Cina del sud e Vietnam settentrionale.
In questo documento viene descritta l’usanza, da parte dei contadini dediti alla coltivazione delle piante di agrumi, di servirsi della Oecophylla smaragdina nota in inglese come citrus ant, formica degli agrumi (in cinese huángjīngyǐ
黃猄蟻), facente parte della famiglia delle formiche tessitrici.
Questa famiglia di formiche si serve delle foglie delle piante di agrumi per costruire i propri nidi. Le operaie, formando lunghe catene, riescono a ripiegare le foglie unendone i bordi con dei fili di seta per formare delle camere saldamente ancorate agli alberi, come si può vedere nell’esempio in fotografia.
Le formiche sono molto protettive nei confronti delle piante che costituiscono la loro dimora e si prodigano a cacciare tutti gli insetti che potrebbero infestarle, facendo uso delle loro potenti mandibole e dell’acido formico che spruzzano sulle ferite da esse procurate.
Per avvalersi di queste agguerrite alleate, i contadini sono invitati a installare un nido su uno o più alberi e a creare dei collegamenti, tramite tralicci di bambù, da un albero all’altro. In questo modo gli spostamenti delle formiche sono favoriti, sia durante battute di caccia in cui liberano gli alberi dai parassiti nocivi, che durante le migrazioni volte a colonizzare tutto il frutteto.
Per inciso, questa specie di formiche vive essenzialmente nelle zone tropicali dove rappresentano esse stesse un alimento. Infatti dalla raccolta delle pupe e delle larve si possono fare zuppe e insalate come quella mostrata nella foto che in tailandese si chiama: Jam kai mot dhaeng (insalata di uova di formiche rosse).
Per chi volesse cimentarsi a prepararla gli ingredienti sono: larve e pupe vive, zucchero, salsa di pesce (nam pla), scalogno, peperoncino, foglie di cipollotti e riso glutinoso fritto.
Gli adulti invece vengono solitamente scartati perché tendono a mordere ma sarebbero commestibili anch’essi, a patto che vi piaccia il gusto acre dato dall’acido ascorbico, come si può vedere in questo video girato in Australia da Derek Muller di Veritasium.
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