Parafrasando Forrest Gump: intelligente è chi l’intelligente fa.
Sì, perché trovare una definizione unica, rigorosa, di intelligenza, che metta d’accordo tutti è tutt’altro che facile.
Anzi, più la psicologia da una parte e le scienze cognitive dall’altra hanno studiato e approfondito la conoscenza di questa ineffabile qualità, più essa si è rivelata multiforme e frammentata.
A seconda della direzione da cui ci si avvicini al problema, l’intelligenza può essere messa in relazione con la mente, il cervello, l’anima, la personalità, la “fitness” evolutiva, l’informatica…
In questo articolo ne parliamo dal punto di vista dell’informatica e della tecnologia che si sta sviluppando per cercare di superarne le limitazioni.
Ma prima, un po’ di contesto.
L’intelligenza in senso filosofico
Che l’intelligenza fosse qualcosa di complicato e diversificato se n’erano accorti anche i filosofi greci.
Essi avevano scelto due nomi per distinguere due concetti che per loro erano ben distinti, il λόγος, lógos, e la Μῆτις, Mḕtis,
In particolare, il concetto di mètis era ambivalente in quanto il suo significato era talvolta di “prudenza” e “saggezza” ma in altri contesti di “strategia” e “sotterfugio”. Quindi una persona dotata di mètis poteva essere, a seconda delle situazioni, accorta e lungimirante oppure furba e subdola.
In questo passo tratto dall’Iliade, Omero ci presenta la mètis come la qualità di una persona esperta nella sua arte che usa la sua conoscenza per raggiungere i propri obiettivi:
«Per mètis più che per forza eccelle il boscaiolo.
È per la mètis che il pilota sul mare vinoso guida la rapida nave, a dispetto dei venti.
È per la mètis che l’auriga può superare l’auriga».
Omero, Iliade, Canto XXIII
Per rimanere nell’ambito omerico, la mètis è la caratteristica che definisce al meglio il personaggio di Ulisse, col suo ingegno multiforme. L’intelligenza rappresentata dalla métis è un’intelligenza pratica, che non disdegna di trasformarsi in inganno per raggiungere i suoi scopi i quali possono risultare positivi ad alcuni, come saranno apparsi ai greci vincitori della guerra, ma anche diabolici, se visti dal punto di vista dei troiani.
Nella mitologia greca, la mètis si personifica nella dea Meti le cui vicende ci vengono narrate da Esiodo nella sua Teogonya (700 a.C).
Secondo il mito, Meti sarebbe stata la prima moglie di Zeus la quale lo avrebbe aiutato, con la sua astuzia, a salvare i fratelli dal padre Crono e prendere il suo posto nella gerarchia degli dèi. Una profezia però aveva messo in guarda Zeus sul fatto che anche lui sarebbe stato a rischio di essere detronizzato da un figlio concepito con la compagna Meti e, per questo motivo, facendo sfoggio di una certa dose di furbizia egli stesso, dopo averla ingravidata, egli la convinse a trasformarsi in una goccia d’acqua (almeno secondo una versione del mito) avendo così la possibilità di assorbirla dentro di sé, bevendola.
Il mito continua raccontandoci che la conseguenza di questa azione fu un forte mal di testa da cui il dio riuscì a guarire solo grazie all’intervento di Efesto il quale aprendogli la testa permise la nascita della dea Atena.
Di tutt’altro genere era l’intelligenza legata al lògos. Mentre la mètis rappresentava un’intelligenza contingente, utile a risolvere problemi immediati e concreti, il lògos era un principio ordinatore, utile a creare categorie. I ragionamenti guidati dal lògos erano ordinati e formali.
Non a caso, fra i tanti significati della parola lògos, troviamo sia quello di “discorso” ma anche quello di “legge” ed è proprio grazie al lògos che la mente umana può comprendere i ragionamenti matematici, fatti di ipotesi e tesi collegate fra loro in modo “logico”.
Per secoli, nel pensiero occidentale, prendendo le mosse dal sillogismo aristotelico, la concezione di intelligenza ha risentito dell’eredità dalla filosofia greca, che mette il ragionamento logico in una posizione privilegiata. Senz’altro questa spinta ha fatto si che nascesse la logica matematica, e l’approccio riduzionistico come metodo per lo studio sia della natura che della stessa intelligenza in sé. In epoca moderna questa riduzione dell’intelligenza alle sole capacità logico-matematiche ha iniziato a mostrare i suoi limiti ed è emersa l’esigenza di allargare il perimetro di analisi per includere tutti i comportamenti di cui il cervello ci rende capaci.
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