La necessità di scambiarsi delle informazioni utili alla sopravvivenza è qualcosa che accomuna pressoché tutti i viventi.
I mezzi per riuscirvi, osservando la Natura, sono i più vari. Dai raffinatissimi segnali chimici caratteristici del mondo delle piante e degli insetti, fatti di molecole disperse nell’ambiente in cerca di un ricettore specializzato, ai linguaggi umani fatti di articolazioni sonore e/o gestuali che obbediscono a regole che oggi sono oggetto di studio della scienza della linguistica, passando per ruggiti, latrati, cinguettii e chi più ne ha più ne metta.
In questo articolo vediamo tre esempi di quelli che, pur rimanendo nell’ambito di quelli cui siamo abituati a catalogare come linguaggi umani, sono in qualche modo fuori dal comune.

Il Silbo Gomero


Appartenente all’arcipelago delle Canarie, l’isola di La Gomera, di cui vediamo un panorama, ospita oggi circa 25000 persone su una superficie di poco più di 300km2.
Il motivo per cui ne parliamo in questo articolo è perché a La Gomera si parla l’unico linguaggio fischiato del mondo: il Silbo!
Eletto dall’UNESCO patrimonio orale immateriale dell’umanità nel 2009, il Silbo fu la soluzione che trovarono, in un’epoca pre-tecnologica, i pastori dell’isola per comunicare attraverso le profonde valli che ne costituiscono la struttura di origine vulcanica.
Si pensa infatti che un sistema di comunicazione basato sul fischio fosse già in uso presso i Guanci, le popolazioni aborigene che abitavano l’isola prima che arrivassero gli europei, intorno al 1300.

Purtroppo la storia dei Guanci finisce in tragedia in maniera analoga a quanto avvenuto per le popolazioni precolombiane dell’America meridionale. Infatti, nonostante essi avessero avuto dei contatti con gli europei fin dal mondo antico, con i fenici e i romani, fu l’arrivo dei conquistadores spagnoli a rivelarsi per loro devastante.
Gli europei giunsero armati con una tecnologia militare di superiorità schiacciante e, assumendosi il compito di portarvi la cristianità, vi portarono anche malattie per cui i locali non avevano difese immunitarie. Seppur aiutata dalla conformazione del territorio, la resistenza che i Guanci provarono ad opporre fu futile e alla fine del 1400 il genocidio fu completo e i locali superstiti furono completamente assorbiti e sottomessi agli spagnoli. Tuttavia il Silbo sopravvisse, probabilmente in virtù della sua utilità pratica come strumento di comunicazione.

Dopo un declino fra gli anni ’50 e ’80 del 1900, quando veniva associato ad uno stile di vita rurale e retrogrado, oggi il Silbo è visto come un patrimonio da valorizzare e la sua diffusione abbraccia non solo la fascia di popolazione che lo aveva imparato dalle precedenti generazioni prima degli anni ’50, ma anche le nuove generazioni, essendo stato incluso nei programmi scolastici a partire dal 1999.

C’è da dire che, nonostante il Silbo abbia delle caratteristiche assolutamente uniche, esso non può essere considerato un linguaggio naturale. Esso è più che altro un meccanismo di trasposizione che si applica al linguaggio naturale per renderlo adatto all’uso del fischio come mezzo di trasmissione. Teoricamente uno potrebbe adattare le stesse tecniche anche per “fischiare in italiano”, o in inglese, in maniera analoga a quanto il Silbo fa con lo spagnolo. Anche se alcuni linguaggi naturali si prestano più di altri alla trasposizione, avendo un numero di vocali inferiore e delle parole mediamente più lunghe.

Uno studio scientificamente accurato del Silbo fu condotto dal linguista Ramón Trujillo nel suo trattato “El Silbo Gomero – análisis lingüístico”.
Trujillo ci spiega che le vocali e consonanti del linguaggio di origine vengono fatte confluire in 2 “vocali” che corrispondono ai toni “alto” (intorno i 4kHz per /e/ ed /i/) e “basso” (intorno 1kHz per /a, o, u/) del fischio, e 4 “consonanti” che rappresentano le modulazioni possibili di questi toni con delle brusche oscillazioni tonali per distinguere la vocale dalla consonante. Il fischio infatti può essere modulato in maniera ascendente o discendente e in maniera continua o interrotta e le quattro combinazioni possibili sono quindi usate per rappresentare gruppi di consonanti. Per esempio “basso-continuo” si usa per /m, b, f, g, h/.
Questa riduzione dei fonemi disponibili fa si che una stessa linea melodica possa rappresentare un intero gruppo di parole, in quella che Trujillo chiama polifonemìa.

Se per esempio indichiamo con:

suono alto vocali e, i
_ suono basso vocali a, o, u
Y suono alto/continuo consonanti n, ñ, l, ll, y, rr, r, d
CH suono alto/interrotto consonanti t, ch, s
G suono basso/continuo consonanti m, b, f, g, h
K suono basso/interrotto consonanti p,k

un diagramma fischiato tipo /K_CH_/ può essere un sostituto per pata (zampa), pasa (uva passa), pota (seppia), pocho (marcio), cacho (pezzo), Paco (nome di persona) e così via.

Chissà se, con una maggiore diffusione e utilizzo, il Silbo non possa evolvere delle specificità tali da avvantaggiarsi delle caratteristiche del mezzo fischiato per eliminare le ambiguità e trasformarsi in un vero e proprio linguaggio naturale.

Tuttavia, un abile silbador è in grado di formulare le frasi fornendo sufficiente contesto e perifrasi tali da permettere la risoluzione delle ambiguità nella maggior parte delle situazioni. D’altronde, come fa notare lo stesso Trujillo, è poco probabile che dei pastori si mettano a discutere attraverso le vallate delle proprietà dei poligoni regolari!

Se il discorso fatto finora ha suscitato un minimo di curiosità su come possa “suonare” questo Silbo, eccovi un link, tratto dal sito di promozione turistica delle Canarie, che permette di ascoltare un breve messaggio:
Devi venire alle Isole Canarie (Tienes que venir a las islas canarias)