Come sappiamo, per avere una vegetazione lussuriosa c’è bisogno di acqua, un composto di cui il nostro pianeta è abbondantemente fornito.
Tuttavia la distribuzione dell’acqua sulla Terra è tutt’altro che uniforme e ci sono territori vastissimi dove l’acqua è un bene prezioso e di difficile reperibilità.
E quando la quantità d’acqua è estremamente scarsa, inizia il deserto!

Se trascuriamo zone che possono andare incontro a desertificazione a causa di condizioni locali dovute alla presenza di rilievi montuosi e/o lontananza da mari e laghi, guardando un’immagine della Terra, ci si rende conto abbastanza facilmente che esistono delle fasce ben evidenti in cui il territorio è prevalente desertico.
Si tratta delle aree situate intorno ai 30° di latitudine sopra e sotto l’equatore.
La spiegazione di questo fenomeno si deve all’avvocato e meteorologo dilettante inglese George Hadley che nel 1735 descrisse la circolazione dell’aria nell’atmosfera legando insieme gli effetti dell’energia solare, la temperatura e l’umidità dell’aria e la rotazione terrestre.
Il risultato della sua analisi fu quella che oggi viene denominata cella di Hadley indicando con questo termine un volume di atmosfera in cui i moti convettivi innescati dal riscaldamento nei pressi dell’equatore, portano l’aria carica di umidità a quote molto elevate, intorno ai 10-15km. Da qui l’aria umida si sposta verso regioni a latitudine minore, verso sud e verso nord e in questo percorso comincia un processo di raffreddamento che causa la condensazione dell’umidità in precipitazioni. Le precipitazioni portano ad una progressiva diminuzione di umidità finché, intorno ai 30° di latitudine, l’aria ormai secca inizia a scendere verso il basso per ritornare verso l’equatore.
La conseguenza di questo ciclo è che le regioni della terra situate a cavallo dei 30° di latitudine ricevono una quantità estremamente bassa di precipitazioni e sono quindi portate alla desertificazione.
Da quanto sopra appare chiaro che la presenza di ampie zone desertiche sul pianeta sia una caratteristica intrinseca del sistema climatico della Terra e che poco o nulla possano fare gli esseri umani per evitarla.
Secondo alcune teorie, una sparizione totale o parziale di queste aree “chiare” avrebbe conseguenze persino catastrofiche in quanto diminuirebbe l’albedo, cioè la parte di energia solare riflessa nello spazio, con conseguente aumento delle temperature.

Ciononostante, in molti paesi si stanno facendo degli sforzi per fermare o rallentare l’avanzata dei deserti almeno per la quota parte che in primo luogo è stata causata negli anni proprio dalle attività umane.
E alcuni di questi sforzi iniziano a dare timidi risultati positivi.