Vitamina B1 – Tiamina

La storia della vitamina B1 inizia in estremo oriente ed è collegata con un altra malattia che devastò le popolazioni del sud est asiatico nella seconda metà dell’800: il beriberi.
Anche in questo caso la vicenda si riallaccia alla storia coloniale, ma in questo caso non era il personale viaggiante ad essere affetto dalla malattia, ma le popolazioni residenti, soprattutto le élite ufficiali.
Il beriberi, il cui nome deriverebbe, secondo l’Oxford Dictionary, da una espressione in lingua singalese che significa “debole-debole” oppure “non posso-non posso”, è un disturbo neurodegenerativo che si manifesta in quattro forme: dry-beriberi, che interessa principalmente il sistema nervoso, wet-beriberi che interessa il sistema cardiocircolatorio, beriberi infantile e, scoperto nel 2004, beriberi gastrointestinale.
Ecco la descrizione che ne diede Robert R. Williams, che per primo identificò e sintetizzò la molecola cui diede il nome di tiamina.

[Il beriberi inizia con un crescente intorpidimento che] diviene una delicata morbidezza dei muscoli, tale che una pressione ai polpacci stimola un intenso dolore… I muscoli si restringono e deperiscono e l’andatura diviene estremamente zoppicante… La morbidezza si può estendere alle braccia tanto che alimentarsi e vestirsi diviene pressoché impossibile. Alla fine la vittima diviene uno scheletro indifeso e rinsecchito.

Nel 1813 il tasso di mortalità fra i soldati inglesi stazionati in Ceylon era fra le 5 e le 8 persone al giorno e questo non solo rappresentava un prezzo piuttosto alto da pagare in termini di vite umane, ma minava lo stesso concetto che il governo coloniale migliorasse la vita delle popolazioni colonizzate.
Ironicamente fu proprio l’idea della superiorità culturale occidentale che accecò gli scienziati nei confronti delle reali cause della malattia.

Con questo atteggiamento si scontrò in prima persona Christiaan Eijkman, medico olandese che si recò nel 1886 nella città che oggi è nota come Jakarta, con l’intento di scoprire definitivamente le cause del beriberi.
Quando Eijkman arrivò nelle Indie Orientali Olandesi, il panorama scientifico dell’epoca aveva da poco abbracciato la teoria batterica, sull’onda dei recenti successi in tal campo dovuti a Louis Pasteur che dominarono tutti i primi anni 80 dell’800 e la scoperta del bacillo della tubercolosi da parte di Robert Koch del 1876, col quale lo stesso Ejikman aveva studiato per un anno. Quindi anche la cornice mentale in cui egli operò nei suoi primi studi era quella di cercare qualcosa che fosse presente negli organismi infetti; possibilmente un bacillo.

Tornato in Europa con dei campioni di sangue di persone decedute a causa del beriberi, tentò invano di infettare conigli e scimmie per poter studiare la malattia in condizioni controllate, ma, come nel caso della vitamina C, era necessario trovare le cavie giuste per ottenere dei risultati. Sia le scimmie che i conigli infatti sono in grado di sintetizzare da sé la propria vitamina B1. Per fortuna, quando Eijkman non vide gli animali ammalarsi, ipotizzò che il motivo fosse semplicemente una questione di tempo. Fortunatamente, andando alla ricerca di animali di piccola taglia e maggiore reperibilità, la sua scelta ricadde sui polli, che, insieme ai piccioni, sono fra i pochi animali che, come noi, possono effettivamente contrarre il beriberi.

Anche se la sorte aveva fornito a Eijkman gli animali giusti per condurre i propri esperimenti, il processo per individuare la causa reale della malattia era ancora piuttosto lungo.

Eijkman acquistò e alloggiò un certo numero di polli in grosse gabbie nel sottotetto dell’istituto di ricerca dove lavorava e iniettò solo in una parte dei soggetti con i campioni che si supponeva fossero infetti, in modo da avere il necessario gruppo di controllo. Con sua sorpresa, dopo solo un mese tutti i polli avevano contratto la malattia. Egli ipotizzò quindi che i polli si fossero trasmessi la malattia l’un l’altro, quindi acquistò dei nuovi polli e li tenne in gabbie individuali separate.
Ancora una volta tutti i polli svilupparono la malattia!
Eijkman ne dedusse che tutto l’istituto fosse ormai infetto e ne acquistò degli altri per alloggiarli in un posto differente. Qui accadde un altro fatto incomprensibile, in quanto nessuno dei nuovi polli sviluppò la malattia nonostante Eijkman non avesse fatto nulla per curarli!

Finalmente Eijkman fu messo sulla buona strada da una discussione quasi casuale con l’addetto a dar da mangiare ai polli. Questi raccontò a Eijkman che, nella vecchia sistemazione dava da mangiare ai polli gli avanzi del vicino ospedale. mentre nella nuova era costretto ad andare a comprare il riso dal mercato, dove ovviamente acquistava il più economico riso integrale rispetto a quello sbramato che mangiavano i pazienti dell’ospedale.
Eijkman ebbe finalmente la variabile mancante da studiare per venire a capo dell’enigma e ben presto, attraverso un processo ad eliminazione, individuò nella pula di riso la sorgente della miracolosa sostanza che preveniva l’insorgenza del beriberi, che egli chiamò Tiamina.
Nel 1929, Christiaan Eijkman fu insignito del premio Nobel in Fisiologia e Medicinaper la sua scoperta della vitamina antineuritica” .
Curiosamente, mentre Eijkman era in viaggio verso Java per andare a fare i suoi studi sul campo, un medico della marina Giapponese Takaki Kanehiro aveva già notato che includere altri vegetali e carne fresca nella dieta dei soldati era un efficace metodo di prevenzione, ma evidentemente questa notizia non arrivò mai alle sue orecchie…

A proposito della Tiamina, è d’obbligo menzionare l’operato di Kazimierz Funk al quale, come già ricordato, non solo si deve il nome “vitamina” ma probabilmente anche il merito della scoperta della Tiamina stessa in quanto egli non solo fu il primo a ipotizzare l’esistenza di almeno quattro vitamine (che oggi identifichiamo con le lettere B1, B2, C, e D) ma descrisse in particolare proprio la vitamina B1 in un articolo del 1912.

Oggi sappiamo che molto ricchi di tiamina sono i legumi, il germe e il pericarpo dei cereali. Negli alimenti animali le maggiori concentrazioni si trovano nel fegato, nel rene, nel cervello e nell’intestino. Un’altra fonte importante di tiamina è il lievito di birra. La tiamina inoltre è una vitamina idrosolubile, quindi viene eliminata con le urine senza raggiungere facilmente concentrazioni tossiche nei tessuti.