L’era Cenozoica e l’Antropocene

Dopo la scomparsa dei dinosauri, il pianeta si rese disponibile allo sviluppo dei grandi mammiferi.
Inizia l’era cenozoica da καινός kainòs, nuovo e ζωή zoè, vita. Nel corso dei 66 milioni di anni che separano l’inizio del Cenozoico dal tempo presente, la Terra vide i continenti spostarsi per disporsi nella configurazione che conosciamo oggi e l’instaurarsi di nuovi equilibri climatici punteggiati da diverse glaciazioni.
Durante gli ultimi 4 milioni di anni dall’inizio dell’era cenozoica, quindi circa l’ultimo 6%, fa finalmente la comparsa il primo esemplare della specie Homo che più avanti si evolverà per diventare Homo Sapiens Sapiens.
Il termine Antropocene risale agli anni ottanta e fu coniato dal biologo Eugene F. Stoermer per identificare il periodo in cui le attività degli esseri umani hanno iniziato ad avere un impatto significativo sulla morfologia degli ecosistemi su scala planetaria.

Lungo il corso della storia della Terra, come abbiamo visto finora, l’evoluzione della vita, con i suoi periodi di sviluppo e diffusione e le battute di arresto, è stata sempre guidata dalle regole di mutazione casuale e selezione naturale. Tale pressione evolutiva ha agito costantemente in un arco temporale ampio di milioni di anni. Gli agenti che hanno spinto sull’acceleratore dell’evoluzione sono stati quelli ambientali, fatti di radiazioni di varia origine, e molecolari, inerenti al meccanismo stesso della duplicazione del DNA.
Con l’avvento degli esseri umani, si aggiunge un ulteriore elemento mutageno: l’attività umana nel suo complesso.
A differenza dell’evoluzione naturale, in cui le variazioni all’ambiente e agli organismi sono selezionate quando generano integrazione fra i vari elementi del sistema, l’azione umana crea una selezione “orientata”, in cui le modifiche sopravvivono nella misura in cui risultano favorevoli agli esseri umani stessi. E, particolare non trascurabile, questa nuova spinta “evolutiva” agisce su una scala estremamente compressa. Si parla di migliaia di anni anziché milioni!

Si stima che l’umanità abbia iniziato a praticare l’agricoltura intorno ai 10000 anni fa. Da allora sono state selezionate decine di colture super specializzate per fornire nutrienti, specificamente adatti al nostro consumo in maniera efficiente e affidabile. Dopo lo stadio in cui abbiamo selezionato e incrociato le specie, prossimo passa attraverso la genetica che ci permette di aggiungere caratteristiche speciali alle coltivazioni senza aspettare che il caso ci presenti l’esemplare adatto da selezionare.
Oggi vaste aree del pianeta sono state sottratte alla flora e fauna selvatica per essere impiegate come terreno di coltura e la biodiversità di quelle zone si è ridotta alle poche specie di cereali che hanno avuto la fortuna di risultare vantaggiose per gli esseri umani.

Discorso del tutto analogo si può fare per l’allevamento, che vede protagoniste alcune specie animali, rivelatesi adatte alla domesticazione. In alcuni casi la selezione è arrivata al punto che questi animali possono sopravvivere solo in una sorta si simbiosi con gli umani.

Se l’impatto sulla flora e la fauna ha avuto uno sviluppo di alcune migliaia di anni, ancora più breve è il periodo in cui l’influenza degli umani sta modificando il mondo microscopico. Da quando, nel 1929, il biologo scozzese Alexander Fleming scoprì il primo antibiotico, la penicillina, è in corso una lotta serrata fra la nostra specie e l’esercito di microorganismi, non sempre patogeni, che cercano di sviluppare la resistenza necessaria a sopravvivere ai nostri attacchi.
Negli ultimi 90 anni la farmacologia è impegnata un una ricerca disperata di nuove molecole per contrastare la crescente resistenza antibiotica dei batteri, argomento su cui l’opinione pubblica non è ancora sensibilizzata a sufficienza.

Ultima, ma non meno importante, area in cui l’attività umana sta avendo un effetto catastrofico è la composizione dell’atmosfera tramite l’emissione di gas serra.
L’insaziabile fame di energia di cui la nostra società ha bisogno per sostenere gran parte delle proprie attività, dalla seconda metà del ‘700, è tutt’ora basata sullo sfruttamento di combustibile fossile.
Fra i prodotti della combustione vi è ovviamente l’anidride carbonica il cui accumulo nell’atmosfera provoca l’aumento medio delle temperature globali per effetto serra.
E’ sicuramente eccessivo paragonare il Grande Evento Ossidativo di cui abbiamo parlato nel precedente paragrafo con l’effetto che ha l’attività umana sull’atmosfera, ma una cosa è importante sottolineare: l’effetto che ebbero i cianobatteri sull’atmosfera si attuò su un arco temporale di milioni di anni e ci vollero milioni di anni perché l’ecosistema si riassestasse; gli esseri umani stanno modificando l’atmosfera con effetti visibili dopo solo 300 anni! Non possiamo aspettarci che gli ecosistemi si adattino con altrettanta rapidità…

Gli effetti di questa differenza di velocità fra l’alterazione degli equilibri e i tempi di reazione degli organismi è ampiamente documentata. Lo scongelamento dei ghiacciai dovuti all’innalzamento delle temperature sta già permettendo l’apertura di nuove rotte commerciali nei mari del nord, ma gli organismi adattati per sopravvivere alle temperature polari non sono attrezzati a sopravvivere alle temperature più alte. Finalmente è possibile coltivare in zone più settentrionali colture che non sarebbero state in grado di sopravvivere in climi più rigidi, ma dall’altro lato, nelle regioni meridionali del pianeta alcune colture, inseguendo l’incremento di temperatura, sono portate a fiorire in momenti in cui gli insetti impollinatori non sono ancora pronti a svolgere il loro compito.

E’ eccessivamente catastrofico il quadro dipinto finora dell’epoca che abbiamo definito Antropocene?
Probabilmente da un punto di vista del pianeta, nient’affatto. D’altronde a Terra è stata in grado di riprendersi da eventi che hanno portato la vita ai limiti dell’estinzione, e ha di fronte a sé altri 4 miliardi di anni, prima che il Sole diventi una gigante rossa, per riprendersi da qualunque danno possiamo causarle.
Ma se gli esseri umani vorranno far parte della storia della Terra anche nei millenni a venire, farebbero bene a preoccuparsene e agire di conseguenza!