Immaginate di voler disegnare una creatura adatta a camminare e correre per chilometri e chilometri attraverso la savana. La vostra creatura avrà bisogno di un sistema di locomozione efficace e robusto per questa attività logorante e che non patisca le asperità del terreno. Per questo scopo, preferireste dotarla di appendici rigide, cornee e resistenti, o morbide e flessibili? In altre parole, sarebbero più adatti degli zoccoli o dei piedi?
Nel suo famoso saggio del 1970, Il caso e la necessità, Jacques Monod parte dalla classica analogia fra occhio e macchina fotografica per riconoscere che il fatto stesso che si possa stabilire una corrispondenza funzionale fra i due li faccia appartenere ad una classe privilegiata, quella degli oggetti dotati di progetto.
Per usare le sue stesse parole:
È indispensabile riconoscere questa nozione come essenziale alla definizione stessa degli esseri viventi, invece di rifiutarla. Anzi diremo che gli esseri viventi si differenziano tra tutte le strutture di qualsiasi altro sistema presente nell’universo proprio grazie a questa proprietà, alla quale daremo il nome di “teleonomia”.
Il termine teleonomia deriva da τέλος-télos, fine, scopo e nomìa, amministrazione ordinata. Nel prosieguo del suo saggio, Monod fa un esercizio di equilibrismo intellettuale notevole per chiarire il più possibile che lo scopo per cui le strutture biologiche sembrerebbero progettate sia una qualità che emerge a posteriori. Lo sforzo di Monod è orientato ad evitare la confusione con un concetto simile che viene indicato con un termine anch’esso molto somigliante: “teleologia” (da τέλος-télos, fine, scopo e λόγος-lógos, discorso, pensiero). Nel caso della teleologia infatti si presuppone che il progetto esista realmente e sia un dato a priori, e le strutture biologiche sono state create per realizzarlo. I due termini non solo sono simili linguisticamente, ma è anche difficile distinguere i casi in cui sia opportuno usare l’uno anziché l’altro.
La contrapposizione fra i due concetti è centrale nel dibattito fra creazionisti ed evoluzionisti e i filosofi non hanno mancato di sottolineare come i ragionamenti teleologici possono essere piegati per dimostrare qualsiasi cosa.
Di questo tipo di ragionamenti si fa beffe Voltaire nel primo capitolo del suo racconto satirico, il Candido, in cui ci riferisce il pensiero del precettore Pangloss:
È dimostrato, diceva egli, che le cose non posson essere altrimenti; perché il tutto essendo fatto per un fine, tutto è necessariamente per l’ottimo fine. Osservate bene che il naso è fatto per portar gli occhiali, e così si portan gli occhiali; le gambe son fatte visibilmente per esser calzate, e noi abbiamo delle calze, le pietre son state formate per tagliarle e farne dei castelli, e così S.E. ha un bellissimo castello; il più grande de’ baroni della provincia dev’essere il meglio alloggiato, e i majali essendo fatti per mangiarli, si mangia del porco tutto l’anno.
In questo articolo ci limiteremo a presentare solo alcuni esempi in cui l’interpretazione delle strutture viventi come oggetti frutto di un pensiero razionale susciti per lo meno qualche dubbio sule reali intenzioni dell’eventuale progettista o sulla sua abilità.
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