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Fallacie, sofismi e paralogismi

I depistaggi sono artifici retorici che permettono di vincere il dibattito spostando l’attenzione su un argomento più facile da controbattere. Sotto questo punto di vista, anche gli attacchi alla reputazione elencati nel paragrafo successivo sono, tecnicamente, dei depistaggi, ma siccome rappresentano un gruppo omogeneo e ben definito, vale la pena considerarli a parte nel prossimo paragrafo. In inglese si usa una denominazione curiosa per indicare questo tipo di sofismi: red herring (aringhe rosse). Il riferimento è quello ad una particolare preparazione di affumicatura e salatura delle aringhe che, oltre che aumentarne la conservabilità, ne accentua particolarmente anche il forte odore, al punto tale da intralciare la capacità di un segugio di seguire una pista efficacemente.

L’argomento fantoccio (in inglese Straw Man Argument) è una delle fallacie più diffuse in assoluto in ambito di scontro ideologico o politico.
Esso consiste nel distorcere gli argomenti di qualcuno, per renderlo più facilmente attaccabile. Esagerando, interpretando volutamente in maniera sbagliata o completamente falsa le idee di un altro, è facile presentare la sua posizione come discutibile, palesemente errata o ingiusta, e quindi facilmente criticabile agli occhi di chiunque.
Questa fallacia viene usata consapevolmente da chi fa propaganda, e successivamente viene diffusa in modo inconsapevole da chi l’ha recepita. Quindi non solo l’avversario viene screditato, ma si diffonde la convinzione che esso sostenga veramente l’argomento fantoccio.

Evidentemente per difendersi dall’argomento fantoccio bisogna evitare di apprendere le posizioni di un politico, o di uno scienziato dalla voce del suo avversario o antagonista, ma andare direttamente alla fonte.

Un caso tipico di argomento fantoccio in ambito scientifico è quello che sostiene che, secondo Darwin, l’uomo discenda dalla scimmia. Evidentemente si vuole cercare di screditare la teoria forzando l’associazione fra il genere umano e le scimmie esagerandone il contrasto. In questo modo si distoglie l’attenzione dal vero messaggio portato dalla teoria dell’evoluzione, secondo la quale sia gli uomini che le scimmie, che sono due specie ben distinte, condividono un antenato comune vissuto fra i 4 e gli 8 milioni di anni fa!

In ambito politico l’uso dell’argomento fantoccio è all’ordine del giorno.
Pescando alcuni esempi dalla recente storia americana, si possono trovare interventi di Trump in cui egli cita l’intenzione di Hilary Clinton di aprire le frontiere per una più libera circolazione delle merci dipingendola come una apertura all’immigrazione indiscriminata di persone.
Ovviamente nessuno è senza peccato e la stessa Clinton, nelle primarie del partito democratico, contro il suo avversario Bernie Sanders, parla dell’intenzione di quest’ultimo di abolire il sistema MediCare di assistenza sanitaria dell’amministrazione Obama ma omette di menzionare il fatto che egli volesse in realtà sostituirlo con un sistema di previdenza universale.

L’appello all’emozione è una delle fallacie più efficaci per convincere le persone ad abbracciare una causa e spingerle effettivamente ad agire per perseguirla. E’ forse la meno razionale delle fallacie razionali in quanto bypassa completamente qualsiasi argomentazione per colpire direttamente la sfera emotiva e predisporre lo stato d’animo ad accettare in maniera acritica altre argomentazioni che la accompagnano.
Gli appelli all’emozione fanno ricorso a paura, invidia, odio, pietà, orgoglio ecc. e spesso si accompagnano a immagini forti, come quella riportata qui a fianco. Questo non significa che qualunque ragionamento che provochi una reazione emotiva sia necessariamente fallace, ma si ricade nell’appello all’emozione quando si usa solo l’emozione al posto di un argomento logico, oppure si cerca di insabbiare il fatto che non c’è nessuna ragione logica convincente a difesa della propria posizione.
E’ la tipica impostazione dei comizi elettorali delle forze di opposizione di qualsiasi colore, in cui si cerca di dipingere il quadro sociale ed economico nei termini più tragici e disfattisti possibili implicando che le forze di governo ne siano responsabili e sia arrivato il momento di ribaltare la situazione.
Analogamente immagini di persone affette da malattie particolarmente sfiguranti, qualunque ne sia la causa reale, diventano la chiave per spingere un argomento contro un’azienda chimica o farmaceutica. O contro i vaccini o gli OGM. Immagini di animali sofferenti o molestati in favore di un’alimentazione vegana o vegetariana. Crimini compiuti da una categoria di persone per fomentare l’odio verso una razza o religione ecc. Spesso l’appello all’emozione si associa alla fallacia aneddotica o al pendio sdrucciolevole, di cui parleremo più avanti, per utilizzare una storia particolarmente toccante o uno scenario catastrofico per spingere le persone a fare delle generalizzazioni indebite.

Questo tipo di fallacia viene anche chiamata Falso Dilemma oppure Bianco-o-Nero e la sua forza consiste nel fatto che appare come un ragionamento logico estremamente rigoroso. Essa può essere schematizzata come segue.

Dati i fatti p e q, o è vero p o è vero q
Il fatto q è falso
Quindi il fatto p è vero

La fallacia si gioca nella prima premessa del sillogismo. Infatti, spesso accade che non sia affatto vero che le possibili spiegazioni di un evento siano solo due e ragionare in termini di Bianco o Nero può portare a non vedere la causa reale, magari poco evidente, della situazione in analisi.
E’ la fallacia preferita dagli estremisti di ogni genere e probabilmente nel loro modo di pensare si applica in modo perfettamente legittimo!
Oltre ai leader politici che dichiarano agli elettori che le uniche posizioni possibili siano “o con loro, o contro di loro”, un altro gruppo che fa un abuso di questa fallacia sono i sostenitori del paranormale (o di qualunque altra dottrina che faccia appello al soprannaturale come le religioni in genere).
In questo caso l’argomentazione inizia con presupporre che un fatto possa avere esclusivamente una spiegazione scientifica o una soprannaturale. Quindi si va alla ricerca di un avvenimento di cui non sia disponibile una spiegazione scientifica e questo dimostrerebbe la validità della spiegazione soprannaturale!
L’abilità di chi utilizza questa fallacia consiste nel raccontare la propria versione dei fatti come se effettivamente le possibilità in gioco siano solo due. Purtroppo spesso l’argomento di discussione è tale che sono necessarie conoscenze tecniche specifiche per poter fare una valutazione oggettiva di tutte le possibilità e quindi si è portati a fidarsi del racconto che ci viene proposto in modo fallace, non avendo la possibilità materiale di costruirsi un’opinione informata.

E’ importante imparare a riconoscere questo tipo di fallacia anche quando facciamo le nostre analisi personali di determinate situazioni particolarmente complicate per evitare di fare delle sovra-semplificazioni e ricaderci nostro malgrado.
Ecco un paio di citazioni illustri in cui si sia fatto uso di falsa dicotomia:

“Chi non è con me è contro di me.” (Matteo 12,30)
“Chi non è contro di noi è per noi” (Marco 9,40)

Vale la pena citare una fallacia che è parente stretta di quella in oggetto e che viene chiamata Fallacia di Sherlock Holmes in quanto è insita nella famosa frase:
“Quando hai eliminato tutto ciò che è impossibile, allora tutto ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità.”
Evidentemente la fallacia consiste nella impossibilità pratica di eliminare tutto ciò che è impossibile, anche se, letterariamente, siamo propensi a concedere questa piccola nota di arroganza al personaggio.

Rientrano in questa categoria le fallacie che individuano in maniera erronea la causa di un evento. Esse vengono individuate complessivamente anche dalla locuzione latina Non Causa Pro Causa letteralmente non causa [considerata] come causa. A seconda delle modalità avremo le seguenti varianti.

I latini chiamavano questo tipo di fallacia post hoc ergo propter hoc e ne avevamo parlato nel paragrafo Tempo e causalità dell’articolo Una realistica illusione come una delle cause cognitive alla base di credenze e superstizioni. Quella di confondere correlazione con causalità può comunque essere una tattica usata consapevolmente proprio per far appello alla innata tendenza ad estrapolare nessi causali da serie di eventi correlati e far passare per reali cause inesistenti.
Il grafico riportato qui a fianco mostra chiaramente che eventi totalmente indipendenti, come la vendita di cibi bio e i casi di autismo possono avere correlazioni anche molto forti. In realtà due serie di eventi possono avere una elevata correlazione per pura coincidenza o perché sono entrambe conseguenze di una causa comune.

Per evidenziare in modo parodistico questo tipo di fallacia, la chiesa Pastafariana ha inserito fra i suoi dogmi il seguente:

Tutti voi ben sapranno che, con il declino della pirateria, le temperature medie terrestri hanno cominciato a salire, come mostrato dal seguente grafico. E come spesso implicato, per esempio, da alcuni oppositori dei vaccini, una correlazione implica sicuramente una causalità.

Il nome di questa fallacia ricorda un uomo del Texas che, dopo aver sparato dei colpi a caso sulla parete di un granaio, si avvicina alla ricerca fori più ravvicinati e vi disegna un bersaglio tutto attorno, sostenendo poi di essere un abile cecchino!
Dietro questa simpatica definizione si nasconde un tunnel cognitivo tipico del ragionamento umano, che è quello di cercare schemi, pattern, ricorrenze, anche in insiemi totalmente casuali di dati. Siamo ancora una volta in presenza del bias di conferma in quanto anche la fallacia del cecchino texano è una forma di cherry picking e, sotto questo punto di vista, non è raro trovare casi in cui si commette questa fallacia in perfetta buona fede.

Se è vero che interpretare i dati e cercare delle leggi che li governino è parte integrante della ricerca scientifica, chi commette la fallacia in oggetto, in realtà, ha già un’idea preconcetta della teoria che vuole dimostrare e va alla ricerca dei dati che la supportino, ignorando, colpevolmente, tutto ciò che ne andrebbe a discapito.

Un esempio tipico di applicazione di questo ragionamento fallace lo commettono i vari apologeti di Nostradamus quando vanno alla ricerca, a posteriori, delle profezie contenute nelle sue centurie che, secondo loro, si sarebbero avverate.

Di seguito un esempio di profezia “vera” riguardante l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001.

Cinq & quarante degrez ciel bruslera
Feu approcher de la grand cité neuue
Instant grand flamme esparse sautera
Quand on voudra des Normans faire preuue.

Cinque e quaranta gradi il cielo brucerà
fuoco si approssimerà sulla città nuova
nell’istante grande fiamma espanse brucerà
quando si vedrà dei Normanni fare l’esperimento

Quella sopra riportata è la traduzione della novantasettesima quartina della sesta centuria di Nostradamus.
Ad alcuni appare evidente che la “città nuova” corrisponda a “Nuova York” che si trova alla latitudine di 45°, trascurando il dettaglio che la latitudine di New York sia in realtà di 40° e non si capisce i Normanni cosa c’entrino a meno di non inventarsi qualche genealogia astrusa fra il terrorismo arabo e le popolazioni nordiche!

Speriamo comunque che questa profezia non si avveri mai visto che alla latitudine di 45° ci sono sia Torino che Milano…

La fallacia di falsa analogia ha una storia illustre in quanto su di essa si basa l’analogia dell’orologiaio che rappresenta uno degli argomenti teleologici più potenti nel tentare di dimostrazione deduttivamente l’esistenza di dio. L’autore di questa argomentazione fu il filosofo e pastore anglicano William Paley che nel suo trattato Principles of Moral and Political Philosophy del 1785 così la espose:

Nell’attraversare una brughiera, supponi io sbattessi il piede contro una pietra, e mi venisse chiesto come essa fosse venuta a essere proprio lì’; potrei con tutta probabilità rispondere che, fino a prova contraria, fosse lì da sempre: né sarebbe forse molto facile dimostrare l’assurdità di questa risposta. Ma supponi anche che trovassi per terra un orologio, e mi venisse riposta la stessa domanda; dovrei praticamente riprendere in considerazione la risposta appena fornita per la pietra, allo stesso modo, fino a prova contraria, l’orologio avrebbe potuto essere lì anche da sempre. […] Dev’essere esistito, in qualche tempo, e in questo o quel posto, un artefice, o più, a mettere assieme i pezzi dell’orologio comunque, a fabbricarlo, per lo scopo al quale effettivamente vogliamo risponda; egli, o essi, hanno compreso la sua costruzione, e progettato il suo uso. […] Ogni indicazione di ingegnosità, ogni manifestazione di disegno che esistessero nell’orologio, esistono nelle opere della natura; con la differenza, da parte della natura, di essere più grandi e migliori ancora, e in numero incalcolabile.

Si tratta di un argomento molto convincente e su di esso è stato costruito l’intero impianto del disegno intelligente come teoria antagonista alla teoria dell’evoluzione.
In estrema sintesi può essere riassunto come segue:

Un orologio è un oggetto estremamente complesso e quindi deve essere stato progettato e costruito da qualcuno.
Ma anche l’universo è una cosa estremamente complessa, più di un orologio, quindi deve essere anch’esso progettato e creato.
Quindi il creatore dell’universo esiste.

In questo caso la fallacia consiste, oltre che nel fare un uso alquanto disinvolto della concetto di complessità, nel supporre che se due oggetti hanno delle analogie per alcuni aspetti, queste analogie debbano necessariamente estendersi ad altri aspetti.
Si possono trovare infiniti controesempi che dimostrano che fare questo tipo di estrapolazione non è logicamente lecito. Per dirne una, si può sostenere scherzosamente che, siccome sia i cani che i gatti sono mammiferi, quadrupedi, hanno la coda e vivono con gli esseri umani, debbano entrambi miagolare!
Ovviamente, posta in questi termini, fa sorridere, ma la fallacia su cui si basano entrambi i ragionamenti è esattamente la stessa.
E’ vero che le analogie possono fornire indizi importanti anche nel campo dell’indagine scientifica e suggerire strade verso cui indirizzare delle ricerche, ma sono appunto queste ricerche che dimostrano se sia lecito o no fare delle estensioni. D’altronde se due oggetti fossero analoghi in tutto, non parleremmo di analogia, ma di identità!

Il pendio sdrucciolevole (in inglese slippery slope) è un tipo di fallacia in cui la tesi che si vuole controbattere viene presentata come causa inevitabile di una conseguenza tragica sulla quale è facile costruire argomentazioni di maggiore presa e che spesso fanno appello alla sfera emotiva, come visto precedentemente.
In realtà il nesso causale fra la tesi e le supposte conseguenze è spesso pura congettura, oppure è portato ad un tale estremo che, nonostante il pubblico si renda conto che si tratti di una esagerazione, genera comunque un effetto di ancoraggio e in tal modo riesce comunque a mettere in cattiva luce la tesi. Come campanello d’allarme, quando vengono presentati argomenti in cui l’obiettivo della discussione viene spostato da quello originario ad una supposta conseguenza, bisogna sempre chiedersi se ci sono delle prove concrete che giustifichino questo spostamento o se siamo di fronte ad una fallacia logica.

In passato argomenti di questo genere sono stati usati per esempio per negare il diritto di voto alle donne. Sulla rivista “Critica sociale” del 1910 Filippo Turati giustificava il mancato impegno del Partito socialista a favore del suffragio delle donne con “l’ancor pigra coscienza politica e di classe delle masse proletarie femminili” e, come conseguenza di questa pigra coscienza paventava un pericolo di aumento dell’influenza clericale sull’elettorato femminile. Per qualche motivo, però, questa influenza non destava preoccupazione nel caso dei contadini uomini! Ovviamente non mancarono le posizioni che usavano l’effetto più parodistico sostenendo che, se si fosse concesso il diritto di voto alle donne, il prossimo passo sarebbe stato di darlo anche agli animali domestici!
Analoghi argomenti sono stati usati per combattere le leggi sull’aborto, che avrebbero portato all’infanticidio indiscriminato, o, più recentemente, ai matrimoni gay che porterebbero alla poligamia e alla distruzione della famiglia.
Tipico utilizzo del pendio sdrucciolevole è quello delle varie confessioni religiose contro l’ateismo, che porterebbe ad ogni tipo di perversione morale, anche se i recenti casi di pedofilia in ambito ecclesiastico sembrerebbero provare l’esatto contrario.

2 commenti

  1. Ottimo lavoro, caro Stefano, l’articolo è chiaro e gli esempi assai azzeccati.

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