I materiali: PE (polietilene)
Il polietilene è stato sintetizzato per la prima volta nel 1935. Si tratta del polimero più semplice di tutti essendo costituito, come abbiamo visto anche nel paragrafo precedente, da una catena di atomi di carbonio ciascuno accompagnato da due atomi di idrogeno.
Nella realtà può accadere che al posto di uno dei due idrogeni si innesti un altro pezzo di catena polimerica, dando luogo a ramificazioni. In una massa di polietilene è lecito aspettarsi che vi sia sempre una certa percentuale di ramificazione.
La presenza delle ramificazioni altera le caratteristiche meccaniche del materiale, in quanto esse impediscono che le catene possano impacchettarsi troppo vicine l’una all’altra. Un PE molto ramificato avrà un peso molecolare più basso e caratteristiche meccaniche scadenti, ma è più facile da produrre.
Si distinguono quindi due tipi di polietilene:
Polietilene a bassa densità – LDPE (low density PE) formato da catene particolarmente ramificate, realizzato con polimerizzazione radicalica vinilica.
Polietilene ad alta densità – HDPE (high density PE) formato da catene particolarmente lineari, realizzato con polimerizzazione di Ziegler-Natta.
Esiste anche un poletilene ad altissimo peso molecolare detto UHMWPE (ultra high molecular weight PE), realizzato con polimerizzazione catalizzata da metallocene. Si tratta di un polietilene in cui le catene polimeriche sono particolarmente lunghe e lineari (peso molecolare da tre a sei milioni) che presenta caratteristiche meccaniche eccezionali, tanto da soppiantare il Kevlar nella produzione di giubbotti antiproiettile o al posto del ghiaccio nelle piste di pattinaggio.
Il polietilene è diffusissimo. Per esempio è usato per la produzione di sacchetti, cassette, nastri adesivi, bottiglie, sacchi per la spazzatura, tubi, giocattoli, ecc.
Nell’immagine a sinistra vediamo dei rotoli di film per imballaggio e pluriball.
Probabilmente se possedete una vaschetta per il bucato come quella in questa immagine, sarà fatta in polietilene.
Trattandosi di un polimero termoplastico si ammorbidisce e fonde al crescere della temperatura. E’ in grado di resistere al massimo fino a 140°C, per questo le stoviglie fatte in polietilene non sono adatte alla lavastoviglie.
Nell’immagine che segue, infine, vediamo gli utilizzi in percentuale delle due forme di polietilene.
19 Dicembre 2012 at 14:25
Spettacolo
19 Dicembre 2012 at 17:22
Ciao Danilo,
benvenuto su InSight. Ti farà piacere sapere che il tuo è il primo commento in assoluto di questo blog!
Spero di rileggerti presto.
Stefano
5 Febbraio 2014 at 11:44
Come sempre più unico che raro