Ad ognuno il suo mondo

Nei paragrafi precedenti abbiamo visto come il nostro cervello costruisca una “immagine” multidimensionale della realtà che lo circonda effettuando una sintesi dei segnali elettrochimici che lo raggiungono incessantemente durante la propria vita.
Questa immagine contiene informazioni che riguardano gli aspetti visivi, sonori, olfattivi e concetti frutto di elaborazioni interne come distanza, forma, dimensioni.
Nonostante le limitazioni di cui abbiamo parlato, ben presto ci convinciamo che questa immagine mentale sia la realtà.
Ma a partire dallo stesso mondo fisico, altri organismi possono raggiungere rappresentazioni mentali molto diverse che, in alcuni casi, non possiamo neanche arrivare ad immaginare. Vediamo qualche esempio.


Basandosi sulla morfologia dell’occhio dei gatti, i biologi hanno ipotizzato che la visione dei nostri amici a quattro zampe potrebbe assomigliare a quanto mostrato nell’immagine qui sopra. In confronto con la stessa scena come la percepiremmo noi, i gatti hanno un più ampio campo visivo, ma generalmente una minore nitidezza, specie per gli oggetti più vicini, e una quasi totale mancanza delle componenti rosse.

Anche un altro compagno tipico degli esseri umani, il cane, nonostante lo faccia spesso in nostra compagnia, vive in una realtà alquanto diversa dalla nostra, fatta di una visione pressoché in bianco e nero, ma con uno strato di informazioni olfattive che possiamo a malapena immaginare.
Mentre noi siamo limitati a ciò che possiamo vedere del nostro ambiente, l’olfatto del cane gli permette di sapere se nei quartieri vicini c’è una cagnetta in calore o se sotto casa nostra è passato da qualche ora il cane del vicino a lasciare la propria traccia odorosa che andrà coperta il prima possibile per riacquistare possesso del territorio. Entrando in una sala in cui sono appesi dei soprabiti ad un attaccapanni, il nostro cane saprebbe associare a ciascuno dei presenti il proprio indumento pur senza averglielo mai visto addosso. Dal suo punto di vista i “non vedenti” (o dovremmo dire “non odoranti”) siamo noi, ignari di questo mondo di informazioni che ci circonda.

L’esempio che vediamo qui di fianco è quasi scontato, ma in questo discorso non si può non parlare del pipistrello, il quale vive in un mondo che, rispetto al nostro, è ancora più alieno. Essi vivono in un mondo in cui le proprietà percepite degli oggetti che li circondano non dipendono da come questi riflettono la luce, ma da come riflettono le onde sonore.
I pipistrelli emettono suoni a frequenze che vanno dai 20kHz ai 110kHz (gli esseri umani raramente, in giovane età, riescono a percepire suoni oltre i 18kHz) e riescono a costruire un’immagine mentale del mondo che li circonda basandosi sull’eco delle proprie emissioni acustiche che ricevono di ritorno.

Ma se finora abbiamo parlato di luce, suono e odorato che, in qualche misura possiamo rapportare alla nostra esperienza, ci sono animali che possono esperire delle proprietà del mondo fisico che ci sono totalmente precluse.

Un esempio ci è dato dai serpenti fra cui i crotalidi e alcune specie di boa e pitoni sono estremamente sensibili al calore. Infatti questi serpenti hanno dei recettori attorno alla bocca, fra l’occhio e la narice, detti organi a fossetta collegati al nervo trigemino. Gli animali, specialmente quelli a sangue caldo, sono delle sorgenti di calore e gli organi a fossetta permettono a questi serpenti di percepire la variazione di calore prodotta dalla vicinanza di un altro animale con una risoluzione anche di 0,002°C.

E per terminare questa carrellata di organi di senso “alieni”, citiamo l’elettroricettività che hanno alcuni pesci fra i quali squali, razze e pesci gatto che permette loro di percepire correnti e campi elettrici. Nell’ambiente acquatico, essendo l’acqua e specialmente l’acqua salata un buon conduttore di elettricità, questo senso permette ai pesci di percepire i campi elettrici connessi con il funzionamento del sistema nervoso delle prede e il movimento degli ioni nello scambio osmotico che avviene nelle branchie. Alcuni pesci, come la torpedine mostrata in fotografia, possono attuare una elettrolocalizzazione attiva in quanto possono generare autonomamente un campo elettrico e poi percepirne le perturbazioni.

Agli inizi del ventesimo secolo, il filosofo, zoologo e pioniere dell’etologia Jakob Johann von Uexküll utilizzò la parola tedesca Umwelt per descrivere l’argomento di questo paragrafo.
L’Umwelt è il mondo-ambiente in cui vive un organismo, inteso non come ambiente ecologico, ma come insieme delle caratteristiche che l’organismo percepisce e che sono per lui significative. L’esempio che fa von Uexküll è quello della zecca. Questo piccolo, e a volte pestifero, animale reagisce a tre soli stimoli: quando la femmina gravida si posiziona su un ramo e attende (e può rimanere dormiente fino a 18 anni nell’attesa) il passaggio di un animale, un primo stimolo olfattivo (l’acido butirrico emesso dai follicoli sebacei dei mammiferi) le suggerisce di lasciarsi cadere; grazie a un organo sensibile alla temperatura capisce se è caduta su un animale; se ha avuto fortuna, attraverso il tatto si posiziona su uno spazio di pelle nuda conficcandosi fino alla testa in modo da poter succhiare il sangue caldo. Una volta sazia, si lascia cadere, depone le uova e muore. (fonte Wikipedia)
Per la zecca quindi l’Umwelt è dato da sole tre sensazioni: la sensibilità all’acido butirrico, al calore del corpo del suo ospite, e alla superficie liscia della pelle da perforare per succhiare il sangue.

Negli esempi precedenti abbiamo visto vari casi in cui l’Umwelt di vari animali può essere differente dal nostro. Nel prossimo paragrafo vedremo come noi stessi possiamo modificare e/o ampliare l’Umwelt in cui la natura ci ha confinati.